Il tempo della vendemmia ci porta a dei ritmi così lenti e fuori dal quotidiano che il tempo che non stiamo in mezzo alla vigna, lo passiamo a rimuginare.
Due settimane fa abbiamo voluto raccontarvi come nascono, in generale, i nostri vini, quali processi “decisionali” ci sono dentro. Se lo avete perso tra le pieghe del ritorno al lavoro o degli ultimi sprazzi di vacanza, potete trovarlo qui.
Oggi raccontiamo l’ultimo arrivato, lo Scapolè.
Vino Spumante di Qualità, Brut.

Potrei dirvi che è prodotto con uve 100% Pecorino, potrei dirvi che è un metodo Martinotti, potrei dirvi che ha perlage fine, un naso aromatico, invece vi dico chi è Scapolè.
In realtà si chiama Luigi, detto Scapolè, ed è il mio nonno materno. Di tutti gli aneddoti, quello che mi piace raccontare è che Scapolè è stato il 12° figlio, l’ultimo, cresciuto con la bellezza di 11 sorelle. Unico maschio, con una pletora di donne attorno, l’unica possibilità era di rimanere Scapolo. Probabilmente mia nonna era più testarda di tutte e 11 le sorelle di Scapolè, e lei, mio nonno, se l’è sposato. Scapolè di nome, non di fatto.
Mia mamma, i miei zii, io e mia sorella, siamo spesso stati “quelli di Scapolè” e lo diciamo con un certo orgoglio! E’ un nome della tradizione che ci portiamo cucito sul cuore, che ci tiene saldamente uniti e che continua a farci sorridere a distanza di anni, perchè cerchiamo, in ogni generazione, lo “Scapolè” erede.
Così è il nostro spumantizzato: uno scapolone senza tempo, l’ultimo dei nostri vini, il 12° “figlio” (un caso, ma forse il caso non esiste).
Come quando si scrive un articolo, comunque, prima viene il “corpo” e poi il “titolo”. Così è stato per Scapolè.
Lo Scapolè lo abbiamo immaginato, raccolto, lavorato e imbottigliato fino a dargli un nome degno del suo contenuto.
Già produttori di due vini bianchi fortemente caratterizzati, abbiamo immaginato di dare spazio ad un terzo vino dal carattere definito ma allegro, dal potere aggregante.
Lo abbiamo immaginato come il vino delle feste, con quel “bop” tipico delle grandi occasioni, il vino che mette quasi tutti d’accordo perchè una bolla, anche i più restii, a inizio pasto la gradiscono lo stesso.
Da qui è spuntato il nome di mio nonno, un uomo che ha sempre dato grande importanza ai legami umani, alle amicizia e alla famiglia, presente e pronto alla condivisione.
Ed è proprio così che ci siamo immaginati questo vino e le sue potenzialità: amicizia, famiglia e amore.
Scapolè è nato dalla testa e dal cuore di Raffaele e non poteva che essere dedicato ad un uomo di testa e di cuore come mio nonno. Quindi, questo vino è un omaggio alle nostre tradizioni e, soprattutto, alla storia che i nostri nonni hanno scritto prima di noi, legandoci, con fili invisibili intrecciati al nostro dna, alla terra e alla sua cura.
Sara.
Ogni volta che leggo un articolo sembra di essere lì presente ma questo ha superato ogni aspettativa. Mi sono sentita parte del racconto e questo lo rende ancor più vero e più vivo. Perché sono la passione e l’amore che ti avvolgono e ti cullano in quel sentimento grande che nonno Scapolè ha saputo trasmettere a tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Grazie per queste belle emozioni.
Grazie a te, ci hai fatto un po’ commuovere. Non è sempre facile raccontare qualcuno che si ama, soprattutto restituirne un’immagine che gli renda giustizia.