Non solo oggi, ma soprattutto oggi.

Se c’è un tema che può sembrare banale durante la Giornata Mondiale della Donna è, appunto, il ruolo della donna nel mondo del vino.

Potremmo dilungarci moltissimo su quanto sia importante onorare e festeggiare le donne non solo in una giornata specifica ma durante tutto l’anno, tutti gli anni, sempre, eppure, ancora oggi, è quantomai necessario che se ne parli, delle donne e della distanza abissale che hanno con gli uomini all’interno della società.

Rispetto a molte altre donne mi reputo mediamente privilegiata: sono nata e cresciuta in un ambiente familiare dove da sempre sono stata spronata a non limitare le mie possibilità, a non sentirmi meno rispetto ai miei corrispettivi maschili e soprattutto dove, per moltissimi anni, il lavoro che volevo fare era l’idraulico, come mio padre; lavoro in un’azienda che è un progetto di famiglia, dove faccio la viticoltrice (e molto altro) insieme a mio marito, e la mia voce ha forma, consistenza e peso nelle scelte che facciamo; ho un carattere abbastanza spigoloso e focoso da aver cercato sempre di colmare le distanze sociali, con i fatti e molto spesso con le parole, non sempre beneducate, ma ben piazzate.

Così, anche se mi trovo a lavorare in un ambiente prettamente maschile, dove più di una volta ho visto sopracciglia alzate a mettere in dubbio il mio ruolo attivo all’interno dell’azienda, non ho mai permesso che questo mettesse in dubbio le mie capacità e il valore aggiunto che ho sempre dato.

Credo fermamente che la parità di genere sia un obiettivo ancora da raggiungere, non solo a livello teorico, ma soprattutto sul piano educativo e sociale dei singoli individui.

Oggi più che mai ne percepisco la necessità, forse perchè abbiamo messo al mondo un cucciolo d’uomo, a cui speriamo di insegnare l’importanza di vedersi sempre al pari di qualsiasi altro essere umano, indipendentemente dal sesso, dal colore, dalla religione; o forse perchè in quanto portatrice sana di cromosomi X, ho sperimentato sulla mia pelle la discriminazione ma anche l’inclusione, la valorizzazione del mio lavoro e delle mie capacità, il mio contributo, valutati al di là del mio genere.

Troppo spesso mi sento chiedere “quali valori aggiungi, in quanto donna, al lavoro di produttore di vini?” La mia risposta è “nessuno”, non è essere donna, o madre, o moglie, che mi permette di aggiungere valore, è essere altro rispetto a chi ho accanto o davanti, è il mio percorso di vita, di studi, di pensiero a permettermi di contribuire in modo attivo al lavoro che facciamo in vigna, in cantina, in ufficio.

E a chi continua a ripetere che ci sono lavori da “maschio” e da “femmina”, mi permetto io di alzare un sopracciglio e dissentire. Non esistono confini invalicabili, non esistono etichette di sorta da appendere a mansioni o lavori, non esistono possibilità aprioristiche capaci di dare accesso a questo o quell’aspetto. Esistono, invece, inclinazioni, capacità, sensibilità e caratteristiche differenti, esistono donne fortissime, uomini con una spiccata sensibilità, esseri umani predisposti a un lavoro manuale, altri versati nelle arti. Non sto negando le evidenti differenze tra uomo e donna, ma non possiamo asetticamente assegnare l’uno o l’altro genere ad ambiti distanti ed esclusivi.

Credo nella divisione paritaria delle mansioni, dalla poppata notturna alla lavatrice, dalla campionatura in vigna prima della vendemmia alla zappatura dell’orto. Questo non farà di Raffaele un mammo o di me un maschiaccio, ci renderà solo partecipi, responsabili e attivi nella nostra famiglia e nella nostra azienda.

Avrei voluto avere una figlia, per insegnarle che non ci sono limiti a ciò che può fare, di combattere strenuamente per i suoi diritti, che non ci sono distinzioni tra un uomo e una donna, che spetta a lei difendere la parità di genere.

Mi è stato dato un figlio e allora gli insegnerò che non ci sono limiti a ciò che può fare, che dovrà combattere strenuamente per i suoi diritti, che non ci sono distinzioni tra uomo e donna, che spetterà a lui difendere la parità di genere. Gli insegnerò a camminare accanto alle donne e a riconoscerne il valore indipendentemente dal patrimonio genetico, gli insegnerò che l’altro è ricchezza, mai ostacolo, mai nemico, mai inferiore.

Nella Giornata Mondiale della Donna mi auguro un futuro in cui un colloquio non si baserà più su quanti figli una donna vuole o non vuole, in cui la sua condizione di vittima non si misurerà sulla lunghezza della gonna, sul numero di drink bevuti o sull’essere tornata a casa da sola, in cui la bellezza non sarà indice di incompetenza, in cui un ruolo di spicco non verrà messo in discussione con volgari insinuazioni, in cui l’utilità di una donna non si misura dalla capacità generatrice del suo utero.

Nella Giornata Mondiale della Donna mi auguro sorellanza, solidarietà e unione per restituire alle nostre figlie e ai nostri figli un futuro diverso: libero, variegato, pacifico, rispettoso dell’ambiente, uguale per tutti.

Nella Giornata Mondiale della Donna mi auguro una classe politica senza bisogno di quote rosa, blu, verdi, in cui la rappresentanza sia reale e non un numero; una classe politica che mi tuteli e non che mi dica che ruolo devo svolgere nella mia famiglia, non che decida al posto mio, non che mi costringa alla procreazione escludendomi dal ruolo educativo, non che sponsorizzi una visione arcaica, sessista e bigotta del ruolo delle donne nella società.

Nella Giornata Mondiale della Donna mi auguro tutto questo, e soprattutto lo auguro anche a voi.

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