Un po’ di notizie
Ci sembrava una buona idea raccogliere, in unico posto, tutte le informazioni che abbiamo raccontato sui social, per dare un punto di riferimento utile.
Ci sembrava una buona idea raccogliere, in unico posto, tutte le informazioni che abbiamo raccontato sui social, per dare un punto di riferimento utile.
Se oggi lavoriamo gomito a gomito a questo progetto che è un po' casa, un po' famiglia, un po' lavoro, lo dobbiamo alle nostre radici contadine, agli studi che abbiamo seguito e, soprattutto, alla voglia di creare qualcosa che non fosse semplicemente un lavoro, ma uno stile di vita.
Negli anni abbiamo sviluppato un sempre crescente senso di responsabilità e rispetto per il nostro territorio e la natura. Su questo, principalmente, si basa la nostra scelta di essere biologici. Con il passare degli anni abbiamo anche capito che il termine che più ci rappresenta è "custodi". Custodi di saperi vecchi e nuovi, custodi di un territorio a cui dobbiamo moltissimo, custodi del tempo che abbiamo imparato a dedicare a tutto questo.
In un giorno di sole, alla nebbia della mattina, al tramonto di un pomeriggio di estate, al caldo della sfogliatura o al freddo della potatura, cerchi di comprendere, migliorare, lavorare in modo onesto.
Se ci seguite sui social, in particolare su Facebook, vi sarà capitato di vedere un video in slow motion di un grappolo di uva che finisce in un giallissimo tubo attaccato al pavimento. Da lì, le uve cadono direttamente nella deraspatrice che, come il nome suggerisce già da sé, deraspa, ovvero toglie i raspi dall'acino (o forse è il contrario?).
Sebbene la maggior parte delle attività siano normate dall'ultimo decreto legge in materia di restrizioni per il Coronavirus, manca la voce ultra specifica "Degustazione presso aziende produttrici". Per noi viticoltori la questione è al tempo stesso nebulosa e chiarissima: dobbiamo solo decidere da che parte stare.
Durante le giornate buone amiamo chiamarci "Custodi della Terra", durante quelle meno buone, se non addirittura orribili, amiamo chiamarci "Ribaltatori di prospettive". Ed è esattamente quello che abbiamo fatto in questo periodo di "lockdown": abbiamo cercato di ribaltare la prospettiva, di trasformarla da periodo fortemente statico a virtualmente dinamico.
Quando si parla di campagna, lavoro fisico, contadini, vigna, potatura, il primo pensiero corre alla fatica, alla stanchezza, al tempo avverso e allo sforzo fisico, forse per colpa della nostra memoria, forse per i racconti dei nostri nonni che non sempre avevano scelto di fare i contadini, semplicemente non avevano altra scelta. [...]