Raccontarci su questo canale, quello del blog, è un’azione un po’ vintage in un periodo di Social Network che corrono velocissimi, con un numero di caratteri limitati e poco tempo per leggere. Eppure è un canale che sentiamo nostro, perchè ci sono racconti che hanno bisogno di tempo e spazio, hanno bisogno di dilatarsi e adagiarsi delicatamente. Forse è più una forma mentis che abbiamo sviluppato negli anni, soprattutto in relazione alla nostra “nuova” vita di contadini.
Negli anni abbiamo sviluppato un sempre crescente senso di responsabilità e rispetto per il nostro territorio e la natura. Su questo, principalmente, si basa la nostra scelta di essere biologici. Con il passare degli anni abbiamo anche capito che il termine che più ci rappresenta è “custodi”. Custodi di saperi vecchi e nuovi, custodi di un territorio a cui dobbiamo moltissimo, custodi del tempo che abbiamo imparato a dedicare a tutto questo.

Per noi essere “custodi” non è sinonimo di “protettori”, come se avessimo tra le mani un tesoro da non condividere con nessuno. Essere Custodi per noi è preservare. È diventata un’azione concreta di resistenza al consumismo, di rispetto per la natura, di miglioramento della qualità di vita. E insieme al territorio, siamo custodi di tradizioni ben più vecchie di noi, di conoscenze che si tramando da generazioni, di sensazioni che riusciamo a riscoprire nel nostro DNA.
Ancora prima di scoprire che saremmo diventati tre, ancora prima di decidere che volevamo familiarmente “espanderci”, abbiamo sempre saputo che questo non sarebbe stato semplicemente un lavoro ma un piccola missione. Figli o no, sapevamo di voler restituire questo pezzetto di terra al futuro, il meno contaminato e antropizzato possibile. Certo, abbiamo messo in piedi una cantina che prima non c’era. Abbiamo modificato per sempre il profilo di questo spazietto di mondo. Tutto il resto, però, inclusa la produttività del terreno, abbiamo sempre deciso di non modificarla, di non incidere su di essa.
Per questo manteniamo una bassa produzione, non perchè è di tendenza, ma perchè le piante non vanno stressate per un puro giovamento in termini quantitativi. Aspiriamo a vigne vecchie, perchè, sebbene nel tempo daranno meno frutti, saranno di qualità sempre migliore. È così, apprezzando quello che la natura vuole darci, che abbiamo deciso di vivere. Vogliamo continuare a nutrire la terra, di vederla sempre verdeggiante e ricca. Vogliamo immaginarla tra 30, 40 o 60 anni, ancora viva, piena, autentica.
Ci sentiamo un po’ come quei vecchi custodi dei fari: silenziosamente attivi a mantenere in funzione qualcosa che è per il bene di tutti.
Vogliamo essere, e continuare ad essere, un sostegno per il nostro territorio e non una mano che reclama frutti. Vogliamo continuare a custodire il prezioso dono che la natura ci offre, anche se questo vuol dire sforzarsi di più, fare fatica e studiare soluzioni sempre nuove e sempre meno impattanti.
Siamo Contadini, Custodi di questo angolo di terra che abbiamo tra le mani.

Raffaele, leggere la tua dedizione alla natura è come leggere una poesia, complimenti davvero!
un abbraccio
Grazie mille Zio! Ma ad onor del vero, devo dirti che i post li scrive sempre Sara che, oltre che la mia stessa dedizione ed amore per la natura, ha anche il dono della prosa e della poesia insieme. Per questo i post sono così intensi e vivi!